Come farfalla a maggio

Il calore della terra, il frinire delle cicale, l’isolamento secolare solo sporadicamente in­ter­rotto dalle scorrerie turche, l’aspro contatto con al­cuni degli artisti più eccentrici e geniali del Nove­cen­to, han­no prodotto a Forio, nell’isola d’Ischia, una razza dall’ordito ru­vido: trop­po sensuale per essere sensibile e troppo concreta per es­sere davvero spirituale. Su queste premesse si fonda l’educazione sentimentale e la formazione del piccolo Antonio, «in­namorato delle parole», che grazie all’incontro con gli intellettuali che soggiornarono a Forio negli anni ’50 del secolo scorso, ha l’oc­casione per ibridare la selvatica ricchezza delle sue radici. L’amore adolescenziale per Lu­cia, la scoperta dell’omosessualità, la sua crescita professionale lo portano, necessariamente, fuo­ri dall’isola finché, adulto e  realizzato, ritorna ad Ischia per dare voce e sostanza ai suoi ri­cordi.
Un racconto in cui domina l’intrigo bu­giardo della fabulazione e i protagonisti stessi, per niente soggetti di ricostruzione storica, sono ma­­­schere trasfigurate dalla me­moria del protagonista.